IN AQUA VERITAS #5

Bosco incantato

Strisce di luce
ombre filtrate
sentore di verde
sul bianco frastuono
dell’acqua.
Limpida sorgente
sottili fili
d’argento
in fresca danza
su teneri muschi
di sole dorati.
Note scintillanti
di fuga felice
nello stupefacente
mondo incantato.
Misteriosa l’impronta
della natura.

È valso il viaggio

Solo l’abbondanza
verde
d’acqua in corsa
sotto il ponte
di Mori
solo la linea blu
nel chiarore spettrale
in fondo al lago
dietro grigia cortina
di tempesta
tra Malcesine e Limone
solo la chiara atmosfera
lavata
del Limarò
è valso il viaggio
sotto la pioggia
e ritorno.

Claude Monet, Water Lilies, 1916

Acqua

Sei fonte di vita nel grembo materno
In neve ti trasformi nel gelido inverno
Zampilli, scorri e saltelli per boschi e per monti
e nel grigio della città ti confondi
Sei l’essenza di ogni cosa
Guardando te la mente si riposa
Nel mare sei salata
Nel lago sei dolce
Del fiume sei la fonte
Sei il dono di Dio e l’elemento del mio io

Acqua tutto

Acqua tutto possiedi
Tutto trasformi
Tutto trascini
Sei distesa
Sei goccia
Sei rivolo
ti illumina il sole
e in arcobaleno ti trasformi
ed incanti il mondo
speranzoso di felicità

Claude Monet, Water Lilies, 1914

Acqua

Ora son lampi seguiti dai tuoni
ad accompagnare a sera
gli affanni degli uomini.
Sorpresa dalla pioggia
rimango incantata dal fragore di Signora Acqua
nostra madre sacra.

Pioggia

Messaggio di pioggia,
porta il cielo,
entra dalla porta
un’aria fresca
che mente l’arrivo
di una tempesta.

Arcobaleno

Un ponte fra il cielo e la terra,
la meraviglia dei colori scioglie le nubi.
I temporali vanno lontani,
il cielo terso attende il domani.

Claude Monet, Water Lilies, 1917

Acqua

Acqua,
tu che mi culli da sempre,
fin da quando i miei occhi
vivevano chiusi
e non sapevano
dissetarsi di te,
le mie mani rinfrescarsi
della tua premura
ed il tuo tempo
non era ancora
musica e trasparenza,
perdonami se puoi…
Non c’è un ricordo
che mi riporti a te,
tuttora non ti conosco
ma tu conosci me.
Però, lo so,
se tu non ci sei
il mio cuore brucia,
se tu irrompi
non c’è spazio,
non c’è battito
che tu non travolga.
Ancor non ti conosco
ma tu conosci me.
Perdonami se puoi,
insegnami se puoi…


Gruppo Poesia 83 – Nives Cristoforetti

Mistici spazi

Isole perdute
in un mare di nebbia.

Sporadici
effimeri momenti
emersi dal niente.

Perle disperse
senza conchiglia
petali sparsi
dimenticati.

Asperità
su sconfinate distese.

Ore rubate all’informe
del quotidiano.

Mistici spazi
d’azzurro pensiero.

Oltre la rete dei rumori

Quando le brume
s’incontrano
sulle alte cime
nel confluire
d’infinite gocce
in un unico arrivo
fin nei profondi abissi
quale inizio
di una nuova partenza
e nell’incerto passo
che accomuna
l’alba al tramonto
nuvole in corsa s’addensano
trascorrono e si sfaldano
del corpo si avverte
lo sfacelo.

Difficile cogliere
oltre la rete dei rumori
libera sull’azzurro
la bianca cima
squadrata.

14 maggio – poesie

Madre memoria
Giuliana Raffaelli

Mi succede ancora di alzare il telefono
per raccontarle qualcosa.
Compongo il prefisso e solo allora
mi ricordo, e riattacco.
Oppure leggendo un libro penso: Devo
parlarne a mamma, e poi in una frazione
di secondo la memoria si riaffaccia.

Lei se n’è andata da alcun anni. Dove sarà?
Il silenzio di chi ha passato quella frontiera
mi raggela. Tante care foto hanno colto
degli istanti di quel nostro tempo insieme.
Cos’è in certe mattine, mentre cammino
per strada, oppure scrivo, questo sentirla
così vicina, tanto da dirle “ciao”, quasi
fosse qui accanto?

Lo so che non posso vederti mamma.
Però sorrido – come a una tua impercettibile
carezza.

Mamma
Giacomo Manzoni di Chiosca

Occhi di adolescente, birichini,
dolci e suadenti eppure maliziosi.
Così, nel tuo ritratto di fanciulla
io ti ricordo, mamma!

Come è sereno il tuo riposo, mamma!
Come è ancor viva nell’aria che respiro
la tua dolcezza e il tuo vigore, mamma!

Diafane le tue mani come cera,
offrono a Dio il tuo amore, quell’amore
che ci hai donato senza condizioni
e che guida il mio cuore alla Speranza.

A mia madre
Angelo Casamassima Annovi

Cos’è successo mamma ai tuoi capelli?
Sono passati solo pochi anni
e ti ritrovo come una montagna
che ha ricevuto il fresco della neve.
Cos’è successo mamma ai tuoi occhi belli?
Erano ancora quelli di una bimba
e adesso sono quelli di una donna
che ha perso i figli uno dopo l’altro.
Com’era il tuo bel viso non lo so
quando hai lasciato questo mondo ingiusto:
eri nascosta dietro le mie lacrime
così t’ho vista come nei miei sogni…
Coi tuoi capelli neri e gli occhi grandi,
con la tua voglia di cantar la gioia
che avevi quando al seno ti stringevi
uno dei centomila figli tuoi.
Che fine ha fatto mamma il tuo gran cuore?
Sembrava avesse i limiti del cielo
e invece l’amarezza degli addii
l’ha riempito tanto da scoppiare.
Là dove sei nei cieli più lontani
se mai ti capitasse di sentire la mia voce
sappi che nell’oceano di dubbi
in cui galleggia questa mia esistenza
tu hai piantato l’unica certezza
che mi riempie il cuore di dolcezza:
vivrai con me, mamma,
la breve eternità della mia vita.

Mamma sulle scale
Italo Bonassi

Senza dire una parola sola,
la chiamo, piano, sussurrando appena.
Fuori, nel buio, c’è la luna piena,
ed io la vedo entrarmi nella stanza,
e mia madre, uscita dall’oblio,
come uno spettro, un Lazzaro risorto,
brilla nella memoria, e tutto tace,
mentre il tempo si ferma e tutto è pace.

Spettro di luce, mamma, nel pensarla
m’ascolta come ascoltano le madri
nel Tempo dell’ascolto, e l’uscio è aperto,
c’è un buio fitto, fuori, sulle scale,
ed anche l’ascensore ora è fermo
come una bocca aperta, è lì in attesa.

Come un fiore appassito il suo sorriso,
e il tempo già s’invola e sulle scale
torna, pudica e smorta, un po’ di luce,
la prima, e mamma ora mi lascia,
scende le scale, se ne va e scompare,
come inghiottita, giù, nel giroscale.
Resta l’ascensore, ancora fermo,
con la sua bocca aperta, lì, in attesa.
Dio solo sa di chi. Di me? Che attenda…

Ti scrissi
Marco Lando

Ai giardini pubblici, eravamo
madre antica e figlio cagionevole:
capii che mi avresti preceduto,
e serio, pensai e dissi:
madre, ti scriverò, ci sarà un legame.
Così è.
Mi sei mancata: non ci sei più.
Forse ti ricordo, forse ti capisco.
Quando sparisti,
andai alla chiesa di Suffragio
e alla Beata Giovanna
a chiedere al Santissimo
di te, di me, di noi.
Dio ebbe grande silenzio,
e don Matteo trovava la mia strada:
scriverti, pensarti e avere poesia.
Nella legge di mortale
accetto di esserlo
e di sapere conoscenza, vita,
slancio quotidiano e termine ultimo,
sotto il Grande Giudizio.

Cara mamma
Ornella Fait

Buon compleanno
cara mamma
con belle rime
voglio ricordare
questo trascorrere del tempo
giorno dopo giorno… anno dopo anno
si raggiunge la saggezza
all’età che avanza
metti la volontà con la grazia
la gentilezza
nel fare e dire le cose
importanti per andare avanti
ed essere contenti
nonostante tante cose sbagliate
guardando al mondo in difficoltà
trovare il coraggio
per essere felici
del nuovo giorno
che s’annuncia
con il raggio del sole
che la speranza sia sempre tanta
di vedere che ad ogni età
un bel sogno di Pace
può diventare realtà.

Ritorno al paese
Bruno Coveli

Da secoli che sembrano ieri
passeri incantati d’amore
gonfiano di paglie e piume
tetti dai coppi ormai fradici di tempo e di sole
rincorrendo avare stagioni.
Nel vuoto assoluto del meriggio assolato
gocciolante di sudore antico
fontane mute giacciono vuote all’angolo della via
ove polvere sottile
mossa per brevi istanti da giri di brezza
incrosta volti
quali maschere arcaiche
cariche di passato remoto.
Disperato cerco allora sfogo
alla paura di solitudini affioranti
nella sarabanda dei pensieri
e vado ad incontrare un suono di voce umana
mentre nei dintorni si manifesta il nulla
concretizzandosi nel frinire d’una cicala
appena giunta sul muro.
Eppure lì al paese dove adesso vago
mura di calce e sassi
nascondono il mio pianto bambino
e mi pare di udire dalla finestra aperta sulla valle
accarezzata dal fico
la voce dolce di mia madre che chiama il mio nome
e sorrido mentre arrivo alle scale di pietra di casa mia
che profuma dell’odore degli avi
rimasto nel tempo ad aleggiare tra spine di melograni
ebbri di fiori scarlatti.
Chiudo gli occhi e vivo
per lunghissimi istanti
il film delle mie disperate illusioni
e giro la guancia in attesa
di un’improbabile carezza.

A mia madre, autrice di docili consigli
Angelo Magro

All’approssimarsi dell’autunno, anticipando
il freddo inverno scendeva in cantina
prelevava dal baule gli indumenti pesanti
maglie di lana calzettoni cappotti.
Faceva, a mano a mano che gli passavano dinanzi,
una cernita mentale ne stimava a occhio
la lunghezza si chiedeva se avrebbe potuto
giovare ancora una volta. Li posava
accuratamente a terra sostituendo
nel turn-over gli abiti estivi.
Entrata in casa, prima di essere stesi all’aria,
li lasciava qualche ora in una camera sicché
dai cellophane fuoriusciva spandendosi
nei locali un odore acre fortemente buono
di naftalina e buone maniere.

Prego con ti
Maria Pia Venturini

Sul taolin la to fotografia,
parlo con ti,
i toi oci i me fa compagnia.
En fil de aria che me sfiora
l’è na to caressa.
Gò ancora el fasoleto che ha sugà le to ultime ore.
Te ringrasiae con en soriso, mai en lamento.
Te m’è ensegnà a viver,
a anca come se pol morir.
Adesso la to casa l’è drento de mi,
nel cor che te m’è dato,
e ala sera, prima de dormir,
prego con ti,
mama.

PREGO CON TE
Sul tavolino la tua fotografia, / parlo con te, / i tuoi occhi mi fanno compagnia. / Un filo di aria che mi sfiora / è una tua carezza. / Ho ancora il fazzoletto che ha asciugato le tue ultime ore. / Ringraziavi con sorriso, mai un lamento. / Tu mi hai insegnato a vivere / ma anche come si può morire. / Adesso la tua casa è dentro di me, / nel cuore che mi hai dato, / e alla sera, prima di dormire, / prego con te, / mamma.

A mia madre
Nives Cristoforetti

Nel tempo
s’affaccia al mondo
la voce
della poesia.
Con mia madre
da remoti giorni
imparai a sognare
sulla scia
di un nero cavallo
nell’immagine
di un’ampia fronte.
E nell’intreccio
delle favole con i fiori
appresi
l’evidenza di un insetto
di un filo d’erba
nel sole luminoso
della vita.

Risvegli
Gaspare Stassi

Si allinea nel mio insieme
la vera forza del tuo spirito.

Guida indelebile
del mio presente
attimo dopo attimo
il tuo silenzio è la mia parola.

Ti ricordo
nell’immediato tempo
profumate stelle di coloriti
risvegli.

E la notte
come un rifugio
trovo sicurezza
nel tuo abbraccio caloroso.

La mia giornata
è in ricordo del tuo sostegno
infinito trasporto del tuo eterno
sole.

Nadàl senza de ti, mama
Roberto Caprara

Som davanti ala porta,
no te ài davèrt mama.
Drento, scur, silènzi,
sol ‘l canarìm m’à conossù,
apena ‘l m’à vist.
Sópio ‘l nass,
sugo i òci.
Quante vòlte ‘n sti ani
ò passà l’ùss,
ciacerà, ridèst,
pianzù con ti.
Manca la to voze,
le làgrime, le caréze, i to òci,
che pareva sajete
se te ciamévi per nome.
Sul cassabanch
la foto del papà.
Tacà de nóf a ti
come ‘na vòlta.
Senza cross né dolori,
vizini a quel che conosse
tute le misèrie
e ‘l bom dei òmeni.
Déne ‘na mam sempre.
Zo chì, ‘l savé,
la è n’altra storia,
le ròbe se ‘ngàrtia
se core drio,
no le spólsa mai.

NATALE SENZA TE, MAMMA
Sono davanti alla porta/ non hai aperto, mamma./ Dentro, buio, silenzio,/ solo il canarino mi ha riconosciuto,/ appena mi ha visto./ Soffio il naso,/ asciugo gli occhi,/ Quante volte in questi anni/ sono entrato,/ chiacchierato, riso/ pianto con te./ Manca la tua voce,/ le lacrime, le carezze, i tuoi occhi,/ che sembravano saette,/ se chiamavi per nome./ Sulla cassapanca/ la foto di papà,/ attaccato nuovamente a te/ come una volta./ Senza croci né dolori,/ vicini a quello che conosce/ tutte le miserie/ e il meglio degli uomini./ Dateci una mano sempre./ Quaggiù, lo sapete,/ è un’altra storia,/ le cose si complicano,/ si rincorrono,/ non riposano mai.

Sentiero
Bruna Sartori

Tenero verde e bianco
di betulle affiancate
lungo il sentiero.
Bambina
dai capelli bianchi
coltivi
tiepido sentore
di dolci primavere,
i tuoi passi lievi
su sentieri
di altre stagioni,
pensieri
segni, sogni
di altro tempo
dove meli, ciliegi in fiore,
lucenti occhi
di bimbi
spendono sorrisi.
La mente offuscata,
delicata nuvola
travolta da ricordi,
ruba giorni al sole.
Al mio fianco
bianchi capelli,
bianchi tronchi,
il tuo lento incedere
alla fine
del sentiero.


Le immagini inserite nell’articolo sono dell’artista roveretano Walter Salin, che oltre ad essere pittore è anche un musicista di chitarra classica, compositore, concertista, scrittore e regista. Socio del Gruppo Poesia 83. QUI la pagina web con una rassegna delle sue opere.