Strisce di luce ombre filtrate sentore di verde sul bianco frastuono dell’acqua. Limpida sorgente sottili fili d’argento in fresca danza su teneri muschi di sole dorati. Note scintillanti di fuga felice nello stupefacente mondo incantato. Misteriosa l’impronta della natura.
È valso il viaggio
Solo l’abbondanza verde d’acqua in corsa sotto il ponte di Mori solo la linea blu nel chiarore spettrale in fondo al lago dietro grigia cortina di tempesta tra Malcesine e Limone solo la chiara atmosfera lavata del Limarò è valso il viaggio sotto la pioggia e ritorno.
Sei fonte di vita nel grembo materno In neve ti trasformi nel gelido inverno Zampilli, scorri e saltelli per boschi e per monti e nel grigio della città ti confondi Sei l’essenza di ogni cosa Guardando te la mente si riposa Nel mare sei salata Nel lago sei dolce Del fiume sei la fonte Sei il dono di Dio e l’elemento del mio io
Acqua tutto
Acqua tutto possiedi Tutto trasformi Tutto trascini Sei distesa Sei goccia Sei rivolo ti illumina il sole e in arcobaleno ti trasformi ed incanti il mondo speranzoso di felicità
Ora son lampi seguiti dai tuoni ad accompagnare a sera gli affanni degli uomini. Sorpresa dalla pioggia rimango incantata dal fragore di Signora Acqua nostra madre sacra.
Pioggia
Messaggio di pioggia, porta il cielo, entra dalla porta un’aria fresca che mente l’arrivo di una tempesta.
Arcobaleno
Un ponte fra il cielo e la terra, la meraviglia dei colori scioglie le nubi. I temporali vanno lontani, il cielo terso attende il domani.
Acqua, tu che mi culli da sempre, fin da quando i miei occhi vivevano chiusi e non sapevano dissetarsi di te, le mie mani rinfrescarsi della tua premura ed il tuo tempo non era ancora musica e trasparenza, perdonami se puoi… Non c’è un ricordo che mi riporti a te, tuttora non ti conosco ma tu conosci me. Però, lo so, se tu non ci sei il mio cuore brucia, se tu irrompi non c’è spazio, non c’è battito che tu non travolga. Ancor non ti conosco ma tu conosci me. Perdonami se puoi, insegnami se puoi…
Perle disperse senza conchiglia petali sparsi dimenticati.
Asperità su sconfinate distese.
Ore rubate all’informe del quotidiano.
Mistici spazi d’azzurro pensiero.
Oltre la rete dei rumori
Quando le brume s’incontrano sulle alte cime nel confluire d’infinite gocce in un unico arrivo fin nei profondi abissi quale inizio di una nuova partenza e nell’incerto passo che accomuna l’alba al tramonto nuvole in corsa s’addensano trascorrono e si sfaldano del corpo si avverte lo sfacelo.
Difficile cogliere oltre la rete dei rumori libera sull’azzurro la bianca cima squadrata.
Mi succede ancora di alzare il telefono per raccontarle qualcosa. Compongo il prefisso e solo allora mi ricordo, e riattacco. Oppure leggendo un libro penso: Devo parlarne a mamma, e poi in una frazione di secondo la memoria si riaffaccia.
Lei se n’è andata da alcun anni. Dove sarà? Il silenzio di chi ha passato quella frontiera mi raggela. Tante care foto hanno colto degli istanti di quel nostro tempo insieme. Cos’è in certe mattine, mentre cammino per strada, oppure scrivo, questo sentirla così vicina, tanto da dirle “ciao”, quasi fosse qui accanto?
Lo so che non posso vederti mamma. Però sorrido – come a una tua impercettibile carezza.
Mamma Giacomo Manzoni di Chiosca
Occhi di adolescente, birichini, dolci e suadenti eppure maliziosi. Così, nel tuo ritratto di fanciulla io ti ricordo, mamma!
Come è sereno il tuo riposo, mamma! Come è ancor viva nell’aria che respiro la tua dolcezza e il tuo vigore, mamma!
Diafane le tue mani come cera, offrono a Dio il tuo amore, quell’amore che ci hai donato senza condizioni e che guida il mio cuore alla Speranza.
A mia madre Angelo Casamassima Annovi
Cos’è successo mamma ai tuoi capelli? Sono passati solo pochi anni e ti ritrovo come una montagna che ha ricevuto il fresco della neve. Cos’è successo mamma ai tuoi occhi belli? Erano ancora quelli di una bimba e adesso sono quelli di una donna che ha perso i figli uno dopo l’altro. Com’era il tuo bel viso non lo so quando hai lasciato questo mondo ingiusto: eri nascosta dietro le mie lacrime così t’ho vista come nei miei sogni… Coi tuoi capelli neri e gli occhi grandi, con la tua voglia di cantar la gioia che avevi quando al seno ti stringevi uno dei centomila figli tuoi. Che fine ha fatto mamma il tuo gran cuore? Sembrava avesse i limiti del cielo e invece l’amarezza degli addii l’ha riempito tanto da scoppiare. Là dove sei nei cieli più lontani se mai ti capitasse di sentire la mia voce sappi che nell’oceano di dubbi in cui galleggia questa mia esistenza tu hai piantato l’unica certezza che mi riempie il cuore di dolcezza: vivrai con me, mamma, la breve eternità della mia vita.
Mamma sulle scale Italo Bonassi
Senza dire una parola sola, la chiamo, piano, sussurrando appena. Fuori, nel buio, c’è la luna piena, ed io la vedo entrarmi nella stanza, e mia madre, uscita dall’oblio, come uno spettro, un Lazzaro risorto, brilla nella memoria, e tutto tace, mentre il tempo si ferma e tutto è pace.
Spettro di luce, mamma, nel pensarla m’ascolta come ascoltano le madri nel Tempo dell’ascolto, e l’uscio è aperto, c’è un buio fitto, fuori, sulle scale, ed anche l’ascensore ora è fermo come una bocca aperta, è lì in attesa.
Come un fiore appassito il suo sorriso, e il tempo già s’invola e sulle scale torna, pudica e smorta, un po’ di luce, la prima, e mamma ora mi lascia, scende le scale, se ne va e scompare, come inghiottita, giù, nel giroscale. Resta l’ascensore, ancora fermo, con la sua bocca aperta, lì, in attesa. Dio solo sa di chi. Di me? Che attenda…
Ti scrissi Marco Lando
Ai giardini pubblici, eravamo madre antica e figlio cagionevole: capii che mi avresti preceduto, e serio, pensai e dissi: madre, ti scriverò, ci sarà un legame. Così è. Mi sei mancata: non ci sei più. Forse ti ricordo, forse ti capisco. Quando sparisti, andai alla chiesa di Suffragio e alla Beata Giovanna a chiedere al Santissimo di te, di me, di noi. Dio ebbe grande silenzio, e don Matteo trovava la mia strada: scriverti, pensarti e avere poesia. Nella legge di mortale accetto di esserlo e di sapere conoscenza, vita, slancio quotidiano e termine ultimo, sotto il Grande Giudizio.
Cara mamma Ornella Fait
Buon compleanno cara mamma con belle rime voglio ricordare questo trascorrere del tempo giorno dopo giorno… anno dopo anno si raggiunge la saggezza all’età che avanza metti la volontà con la grazia la gentilezza nel fare e dire le cose importanti per andare avanti ed essere contenti nonostante tante cose sbagliate guardando al mondo in difficoltà trovare il coraggio per essere felici del nuovo giorno che s’annuncia con il raggio del sole che la speranza sia sempre tanta di vedere che ad ogni età un bel sogno di Pace può diventare realtà.
Ritorno al paese Bruno Coveli
Da secoli che sembrano ieri passeri incantati d’amore gonfiano di paglie e piume tetti dai coppi ormai fradici di tempo e di sole rincorrendo avare stagioni. Nel vuoto assoluto del meriggio assolato gocciolante di sudore antico fontane mute giacciono vuote all’angolo della via ove polvere sottile mossa per brevi istanti da giri di brezza incrosta volti quali maschere arcaiche cariche di passato remoto. Disperato cerco allora sfogo alla paura di solitudini affioranti nella sarabanda dei pensieri e vado ad incontrare un suono di voce umana mentre nei dintorni si manifesta il nulla concretizzandosi nel frinire d’una cicala appena giunta sul muro. Eppure lì al paese dove adesso vago mura di calce e sassi nascondono il mio pianto bambino e mi pare di udire dalla finestra aperta sulla valle accarezzata dal fico la voce dolce di mia madre che chiama il mio nome e sorrido mentre arrivo alle scale di pietra di casa mia che profuma dell’odore degli avi rimasto nel tempo ad aleggiare tra spine di melograni ebbri di fiori scarlatti. Chiudo gli occhi e vivo per lunghissimi istanti il film delle mie disperate illusioni e giro la guancia in attesa di un’improbabile carezza.
A mia madre, autrice di docili consigli Angelo Magro
All’approssimarsi dell’autunno, anticipando il freddo inverno scendeva in cantina prelevava dal baule gli indumenti pesanti maglie di lana calzettoni cappotti. Faceva, a mano a mano che gli passavano dinanzi, una cernita mentale ne stimava a occhio la lunghezza si chiedeva se avrebbe potuto giovare ancora una volta. Li posava accuratamente a terra sostituendo nel turn-over gli abiti estivi. Entrata in casa, prima di essere stesi all’aria, li lasciava qualche ora in una camera sicché dai cellophane fuoriusciva spandendosi nei locali un odore acre fortemente buono di naftalina e buone maniere.
Prego con ti Maria Pia Venturini
Sul taolin la to fotografia, parlo con ti, i toi oci i me fa compagnia. En fil de aria che me sfiora l’è na to caressa. Gò ancora el fasoleto che ha sugà le to ultime ore. Te ringrasiae con en soriso, mai en lamento. Te m’è ensegnà a viver, a anca come se pol morir. Adesso la to casa l’è drento de mi, nel cor che te m’è dato, e ala sera, prima de dormir, prego con ti, mama.
PREGO CON TE Sul tavolino la tua fotografia, / parlo con te, / i tuoi occhi mi fanno compagnia. / Un filo di aria che mi sfiora / è una tua carezza. / Ho ancora il fazzoletto che ha asciugato le tue ultime ore. / Ringraziavi con sorriso, mai un lamento. / Tu mi hai insegnato a vivere / ma anche come si può morire. / Adesso la tua casa è dentro di me, / nel cuore che mi hai dato, / e alla sera, prima di dormire, / prego con te, / mamma.
A mia madre Nives Cristoforetti
Nel tempo s’affaccia al mondo la voce della poesia. Con mia madre da remoti giorni imparai a sognare sulla scia di un nero cavallo nell’immagine di un’ampia fronte. E nell’intreccio delle favole con i fiori appresi l’evidenza di un insetto di un filo d’erba nel sole luminoso della vita.
Risvegli Gaspare Stassi
Si allinea nel mio insieme la vera forza del tuo spirito.
Guida indelebile del mio presente attimo dopo attimo il tuo silenzio è la mia parola.
Ti ricordo nell’immediato tempo profumate stelle di coloriti risvegli.
E la notte come un rifugio trovo sicurezza nel tuo abbraccio caloroso.
La mia giornata è in ricordo del tuo sostegno infinito trasporto del tuo eterno sole.
Nadàl senza de ti, mama Roberto Caprara
Som davanti ala porta, no te ài davèrt mama. Drento, scur, silènzi, sol ‘l canarìm m’à conossù, apena ‘l m’à vist. Sópio ‘l nass, sugo i òci. Quante vòlte ‘n sti ani ò passà l’ùss, ciacerà, ridèst, pianzù con ti. Manca la to voze, le làgrime, le caréze, i to òci, che pareva sajete se te ciamévi per nome. Sul cassabanch la foto del papà. Tacà de nóf a ti come ‘na vòlta. Senza cross né dolori, vizini a quel che conosse tute le misèrie e ‘l bom dei òmeni. Déne ‘na mam sempre. Zo chì, ‘l savé, la è n’altra storia, le ròbe se ‘ngàrtia se core drio, no le spólsa mai.
NATALE SENZA TE, MAMMA Sono davanti alla porta/ non hai aperto, mamma./ Dentro, buio, silenzio,/ solo il canarino mi ha riconosciuto,/ appena mi ha visto./ Soffio il naso,/ asciugo gli occhi,/ Quante volte in questi anni/ sono entrato,/ chiacchierato, riso/ pianto con te./ Manca la tua voce,/ le lacrime, le carezze, i tuoi occhi,/ che sembravano saette,/ se chiamavi per nome./ Sulla cassapanca/ la foto di papà,/ attaccato nuovamente a te/ come una volta./ Senza croci né dolori,/ vicini a quello che conosce/ tutte le miserie/ e il meglio degli uomini./ Dateci una mano sempre./ Quaggiù, lo sapete,/ è un’altra storia,/ le cose si complicano,/ si rincorrono,/ non riposano mai.
Sentiero Bruna Sartori
Tenero verde e bianco di betulle affiancate lungo il sentiero. Bambina dai capelli bianchi coltivi tiepido sentore di dolci primavere, i tuoi passi lievi su sentieri di altre stagioni, pensieri segni, sogni di altro tempo dove meli, ciliegi in fiore, lucenti occhi di bimbi spendono sorrisi. La mente offuscata, delicata nuvola travolta da ricordi, ruba giorni al sole. Al mio fianco bianchi capelli, bianchi tronchi, il tuo lento incedere alla fine del sentiero.
Le immagini inserite nell’articolo sono dell’artista roveretano Walter Salin, che oltre ad essere pittore è anche un musicista di chitarra classica, compositore, concertista, scrittore e regista. Socio del Gruppo Poesia 83. QUI la pagina web con una rassegna delle sue opere.